Per partecipare a questa mostra degli oggetti della memoria, ho voluto portare un biglietto aereo dall’Argentina all’Italia e il certificato che mi ha lasciato la polizia di frontiera quando mi ha rimandato indietro in Argentina.
Ho sempre desiderato venire a vivere in Italia, e il destino mi ha portato a conoscere uno scultore che viveva a Carrara: decisi di raggiungerlo per imparare da lui la tecnica della scultura. Nel 2001 quindi venni a trovarlo, e tornai nel mio paese con una grande voglia di tornare in Italia. Quando lui mi chiese se avessi piacere di venirlo a trovare qui in Italia, specificamente qui a Roma, e così comprai per la seconda volta questo bellissimo biglietto: mi è costata molta fatica poterlo comprare. La data di partenza era il 12 luglio 2002, partii per l’Italia e quando arrivai a Roma, a Fiumicino, ero vestito… come dicono anche i miei amici, sembravo un narcotrafficante colombiano, perché avevo la giacchetta tutta tirata, ingessata, avevo i capelli raccolti, corti ma raccolti, e quindi questo mi dava l’aspetto di trafficante di droga. Quindi quando arrivai all’aeroporto, i poliziotti scelgono le persone che devono far tornare indietro… e in quel periodo lì c’era una quantità discreta di migranti che venivano per via aerea, e quindi iniziavano a rimandare indietro tantissima gente. E non venivano rimandati indietro perché gli mancavano dei requisiti o cose varie… ma in funzione della faccia o di come si presentavano al controllo passaporto, loro li mettevano da parte e così successe anche a me. Mi misero da parte in una stanzetta assieme a un brasiliano, un indiano e un rumeno. Quindi quattro persone, quattro uomini di cui nessuno parlava la lingua dell’altro, e quindi siamo stati lì per moltissime ore ad aspettare che ci dicessero cosa bisognava fare. E alla fine sono passate una decina di ore e mi hanno consegnato semplicemente questo foglio che attesta che non potevo entrare nello stato italiano perché non avevo con me i mesi di sussistenza in relazione al periodo di soggiorno: mi chiedevano di avere una carta di credito con almeno tremila dollari e una fideiussione. Quindi era qualcosa di molto difficile per uno straniero che veniva a fare un viaggio turistico. E quindi niente, loro mi dissero che non potevo entrare in Italia se non avevo quei requisiti e mi rimandarono indietro. Quindi conservo questo documento con tanta gioia… ma al momento non era per niente una gioia, perché quando tornai in Argentina piangevo come un bambino, però lo conservo per ricordarmi com’è stato l’inizio, arrivato in Italia. Una settimana dopo ero di nuovo di ritorno allo stesso aeroporto, con la stessa situazione, solo che in quel momento lì la gente che aveva deciso di ospitarmi mi aveva rilasciato un certificato di ospitalità e una fideiussione pagata a carico loro per poter rimanere in Italia per quel tempo che sarei stato in vacanza a casa loro. E così rimasi tre mesi, e dopo pian piano riuscii a trovare il lavoro, quindi sono rimasto a vivere in Italia.