L’oggetto che ho portato è questo peluche dalla forma un po’ aliena: non è un animale e non è una persona, ma ha un grandissimo valore affettivo per me. Il nostro incontro avvenne quando feci la mia prima stagione all’estero, precisamente ad Amsterdam, e lavoravo in una gelateria in cui capitavano ovviamente tanti bimbi. Un giorno arrivarono due sorelline con questo bellissimo pupazzo che ora è stato nominato Ciccio, e lo dimenticarono lì al bar. Io e le mie colleghe cercammo di divulgare la notizia, anche perché il pupazzo ha una targhettina che riporta i nomi delle bimbe, che si chiamano Maya e Mira, ma nessuna persona si presentò per reclamarlo. Sicché decidemmo di adottarlo, e iniziammo a portarlo in giro con noi per musei e concerti ad esempio. Nomino molto volentieri le mie colleghe perché una di loro purtroppo non c’è più, e quindi il valore affettivo è aumentato per il fatto che Simona, carissima amica oltre che collega, è venuta a mancare. L’altra ragazza invece è Martina. Quando siamo rientrate in Italia lo ha preso con sé Martina. Quando poi è arrivato il mio momento di prendere Ciccio, Martina si è improvvisata artista e gli ha fatto una bandana per coprirgli l’occhio che gli era stato strappato dal suo cane Leone, che ora purtroppo non c’è più. Ciccio quindi non solo ci ricorda i bei momenti passati ad Amsterdam, ma anche gli affetti che purtroppo non sono più con noi.

Una cosa molto bella è stata poi aver scoperto le origini di Ciccio, che non solo era il pupazzo di queste due bambine, ma anche la mascotte ufficiale dello zoo di Amsterdam.